Cultura green e nuovi stili di consumo
Nel cuore delle città italiane, tra spazi sociali, biblioteche, scuole e centri culturali, si sta diffondendo un movimento silenzioso ma rivoluzionario: i Restart Party. Nati nel Regno Unito nel 2013 grazie al collettivo The Restart Project, questi eventi si stanno moltiplicando anche in Italia come risposta concreta all’obsolescenza programmata e alla crescente crisi ambientale legata ai rifiuti elettronici.
Cosa sono i Restart Party?
Un Restart Party è un evento comunitario dove cittadini comuni portano dispositivi elettronici non funzionanti (lavatrici, smartphone, PC, piccoli elettrodomestici) per tentare di ripararli con l’aiuto di volontari esperti in elettronica e riparazione. L’obiettivo non è solo aggiustare gli oggetti, ma soprattutto condividere competenze, promuovere l’autonomia tecnica e combattere la cultura dello spreco.
La filosofia della riparazione
Alla base dei Restart Party c’è un’idea precisa: estendere la vita dei dispositivi significa ridurre l’impatto ambientale, risparmiare risorse naturali e contrastare il consumismo compulsivo. Riparare è un atto ecologico, sociale e anche politico.
La diffusione in Italia dei restart party
Negli ultimi anni, numerose città italiane hanno adottato il format dei Restart Party. Milano, Torino, Bologna, Napoli e Roma ospitano regolarmente questi eventi, spesso organizzati in collaborazione con scuole, associazioni ambientaliste, FabLab e gruppi di attivismo digitale.
Come funziona un Restart Party?
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Accesso libero: chiunque può partecipare e portare un oggetto da riparare.
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Esperti volontari: i repair coach mettono a disposizione il loro tempo e le loro competenze.
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Collaborazione: chi porta l’oggetto è coinvolto nella riparazione, imparando direttamente.
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Documentazione: molti gruppi registrano e condividono le soluzioni trovate per facilitare altre riparazioni future.
Impatto ambientale e sociale
Secondo i dati raccolti da Restart Project e da reti italiane come Restarters Milano, ogni Restart Party consente di evitare l’emissione di diverse decine di kg di CO2, semplicemente allungando la vita di un dispositivo. Ma l’impatto non è solo ambientale: si costruiscono comunità, si valorizzano i saperi tecnici, si sviluppa una nuova consapevolezza.
Restart e cultura
I Restart Party si stanno anche integrando nel tessuto culturale urbano. Alcuni eventi si svolgono durante festival di innovazione, settimane della sostenibilità o manifestazioni come la Milano Digital Week. Artisti e designer stanno iniziando a collaborare con i riparatori per realizzare oggetti ibridi, funzionali e creativi.
L’Italia e il diritto alla riparazione
Nel 2023, il Parlamento Europeo ha approvato una proposta per rafforzare il diritto alla riparazione, che si sta traducendo in normative nazionali. I Restart Party anticipano e supportano questa tendenza legislativa, creando consapevolezza e fornendo esempi concreti di economia circolare.
Criticità e prospettive
Non mancano le sfide: la carenza di ricambi, le difficoltà burocratiche, la resistenza dei grandi marchi. Ma il movimento cresce. Alcuni gruppi stanno creando database di ricambi, altri avviano collaborazioni con università e istituti tecnici per formare nuove generazioni di riparatori.
Riappropriarsi della tecnologia contro il consumo insostenibile
Riparare non è solo una scelta sostenibile: è un modo per riappropriarsi della tecnologia, per creare comunità, per restituire senso e valore agli oggetti. I Restart Party rappresentano un laboratorio vivente di innovazione sociale, un luogo dove la tecnica incontra l’etica, e dove il futuro passa anche da un cacciavite e da un saldatore.
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