Un classico americano, un regista italiano, una scena europea: quando il teatro diventa un luogo di combustione poetica.
In un tempo in cui il teatro sembra rincorrere la velocità della serialità e i linguaggi dei social, Leonardo Lidi fa una scelta radicale: rallenta. Si ferma. E torna alle origini. Ma lo fa senza nostalgia, senza manierismi. Lo fa con la precisione chirurgica e l’empatia bruciante di chi crede che un classico non sia un monumento, ma un campo di battaglia ancora vivo.
È con questa intenzione che porta in scena, dal 29 aprile all’11 maggio 2025 al Teatro Carignano di Torino, una nuova, intensissima produzione di “Cat on a Hot Tin Roof” (La gatta sul tetto che scotta), capolavoro di Tennessee Williams del 1955. Un dramma familiare che è anche una radiografia dell’America e delle sue ipocrisie, ma che nelle mani di Lidi diventa soprattutto una messa in scena dell’animo umano, delle sue zone d’ombra, delle sue verità negate.
Una scelta coraggiosa
“Tutti amano i russi, oggi. Ma la mia Russia sono gli americani”, ha detto Lidi in conferenza stampa, citando il suo amore per la letteratura americana del Novecento. Dopo i suoi Cechov asciutti e intensi, il regista piacentino si misura con Williams, mantenendo intatto il suo stile: pochi oggetti, attori centrali, drammaturgia visiva ridotta all’essenziale. Ma in questa essenzialità, si apre un mondo.
Il testo è quello della versione censurata negli anni ’50, ma con recuperi puntuali dei tagli originali voluti dall’autore. Il risultato è un equilibrio delicatissimo tra pudore e violenza, tra desiderio e negazione.
Un cast che brucia
A dare corpo a Brick, ex campione di football alcolizzato e tormentato da un passato irrisolto, è Alessandro Bandini, volto del nuovo teatro italiano, capace di alternare silenzi laceranti e improvvise esplosioni emotive. Maggie, la “gatta” del titolo, è interpretata da Eleonora Giovanardi, che costruisce un personaggio complesso, sensuale e profondamente ferito.
Attorno a loro, un cast affilato come un coltello: Giovanni Franzoni è un Big Daddy autoritario e vulnerabile, mentre Silvia Giulia Mendola è una Big Mama insieme tenera e patetica. Le dinamiche familiari si consumano sotto una luce cruda, in una stanza-prigione che è anche un palcoscenico dell’anima.
Una regia del non detto
Lidi lavora sul non detto, sull’ambiguità, sull’attesa. Non c’è enfasi, non ci sono effetti. Solo corpi, sguardi, tensioni. La scena, disegnata da Nicolas Bovey, è una gabbia geometrica bianca e senza tempo, dove ogni gesto diventa una dichiarazione, ogni pausa un urlo trattenuto.
Le luci di Pasquale Mari costruiscono ombre mobili, come stati d’animo che si proiettano sulle pareti. I costumi di Aurora Damanti evitano il vintage e puntano a una neutralità che rende i personaggi archetipi universali.
Il pubblico, specchio e carnefice
L’effetto sul pubblico è fortissimo. Nessuna facile immedesimazione, nessuna carezza. Chi guarda è messo di fronte alle proprie ipocrisie, ai propri non detti. Il dolore di Brick, l’ansia di Maggie, la rabbia di Big Daddy non sono solo teatrali: sono nostri. E Lidi ci costringe a guardarli in faccia.
Un teatro che non consola, ma che ferisce per aprire. Che usa il classico non per allestire un mausoleo, ma per riscrivere un presente emotivo.
Un tassello nella trilogia americana
“Cat on a Hot Tin Roof” è il primo capitolo di una trilogia che Lidi dedica al teatro americano: seguiranno “Chi ha paura di Virginia Woolf?” di Albee e “The Zoo Story“. Una scelta che vuole indagare la famiglia come campo di battaglia, ma anche come luogo di sopravvivenza affettiva. In tutte queste storie, infatti, i legami non sono solo fonte di dolore, ma anche l’unico rifugio possibile.
Un atto di fede nel teatro che resta
In un’epoca che fagocita tutto in un feed da scrollare, questa “Gatta” è un invito a fermarsi. A sentire. A guardare.
Leonardo Lidi firma uno spettacolo necessario, che non rincorre il presente ma lo attraversa con grazia feroce. Perché il teatro, quando è vero, non ha bisogno di urlare: basta che sussurri qualcosa che ci somiglia.
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