Una dozzina che fa discutere
Il Premio Strega 2025, alla sua 79ª edizione, si conferma specchio (e spesso catalizzatore) delle trasformazioni profonde che stanno attraversando il mondo dell’editoria e della narrativa italiana. Annunciata lo scorso 15 aprile nella suggestiva cornice del Tempio di Vibia Sabina e Adriano a Roma, la “dozzina” dei finalisti ha immediatamente acceso il dibattito fra addetti ai lavori, lettori appassionati e media culturali.
Per alcuni, si tratta della selezione più audace degli ultimi anni; per altri, una rottura forse eccessiva con una certa idea di letteratura italiana “alta”, spesso legata ai grandi marchi editoriali. In realtà, osservando con attenzione i nomi e le opere in corsa, emerge una nuova narrativa italiana sempre più capace di contaminarsi, farsi porosa rispetto al mondo, ai linguaggi del presente, ai margini del racconto.
Una dozzina fuori dagli schemi: chi sono i protagonisti del Premio Strega 2025
A comporre la rosa dei dodici candidati, presentata da Maria Ida Gaeta (coordinatrice del comitato direttivo), troviamo voci che vanno dalla narrativa autobiografica all’esplorazione filosofica, dalla biografia letteraria al romanzo storico, con una varietà stilistica e tematica che restituisce plasticamente la vitalità del nostro panorama letterario. Di seguito, alcuni dei nomi più discussi e le opere che stanno già lasciando il segno:
Andrea Bajani – L’anniversario (Feltrinelli)
Romanzo sul lutto e sulla memoria, L’anniversario conferma lo stile essenziale e introspettivo di Bajani. La critica ha lodato l’equilibrio fra profondità emotiva e tensione narrativa. È tra i favoriti.
Paolo Nori – Chiudo la porta e urlo (Mondadori)
Nori ritorna con un testo potente, che riflette sul linguaggio e sul dolore personale. La sua prosa antiaccademica e diretta continua a dividere: per alcuni è una voce indispensabile, per altri una provocazione.
Nadia Terranova – Quello che so di te (Guanda)
Con la sua consueta sensibilità narrativa, Terranova racconta la dimensione familiare attraverso il trauma e la riconciliazione. Un romanzo che sta trovando riscontro anche tra i lettori più giovani, grazie alla sua scrittura fluida e sincera.
Deborah Gambetta – Incompletezza. Una storia di Kurt Gödel (Ponte alle Grazie)
Un’opera ibrida tra saggio e narrativa che sta sorprendendo: l’approccio divulgativo ma non banale alla figura del grande logico austriaco apre nuovi scenari nella narrazione biografica. Critica entusiasta.
Wanda Marasco – Di spalle a questo mondo (Neri Pozza)
Ambientato in un Sud magico e viscerale, questo romanzo conferma Marasco come una delle voci più liriche della narrativa italiana. La sua candidatura è stata salutata con favore anche da parte della stampa estera.
Il grande assente: l’arretramento dei grandi editori?
Colpisce – e non può essere liquidata come semplice coincidenza – l’assenza di tre grandi protagonisti storici del Premio Strega: Einaudi, Adelphi e La nave di Teseo. Un fatto che ha acceso numerose riflessioni.
Come ha notato il critico Gianluigi Simonetti su L’Espresso, “la selezione di quest’anno sembra aver voltato le spalle a quella letteratura dell’autore affermato, protetto dalla struttura di un colosso editoriale, in favore di scritture più sperimentali, spesso legate a piccole e medie case editrici con un’identità marcata”.
Si tratta di una semplice fluttuazione annuale o di un segnale più strutturale?
Un panorama editoriale in mutazione: la nuova geografia del libro italiano
Il Premio Strega 2025 riflette in modo quasi fotografico il cambiamento che sta attraversando l’editoria italiana. Non è solo una questione di titoli o di autori: è un mutamento culturale più ampio, che coinvolge:
La crescita degli editori indipendenti: realtà come TerraRossa, Voland, Ponte alle Grazie, Ventanas e Gramma stanno affermandosi non più come nicchie di ricerca, ma come protagonisti centrali nella costruzione di un nuovo canone.
L’ibridazione dei generi: opere come quella di Gambetta (biografia romanzata con elementi scientifici) o Ruol (narrativa ecologica e memorialistica) mostrano che la letteratura oggi non si lascia più definire da etichette rigide.
Una nuova attenzione al territorio e alla memoria personale: da Marasco a Aiolli, da Martinoni a Rasy, molti romanzi della dozzina lavorano sulla relazione intima fra individuo, spazio e storia, costruendo racconti che risuonano nel presente.
Questo cambiamento si lega anche a una nuova generazione di lettori, più attenta alla qualità narrativa che al prestigio dell’autore, più incline alla scoperta che alla fidelizzazione editoriale.
La critica si divide: audacia o rottura?
Come prevedibile, la dozzina ha generato reazioni contrastanti. Mentre Alessandra Tedesco su Radio24 ha elogiato “l’ampiezza di respiro e la ricchezza delle proposte selezionate”, su altre testate non sono mancate le perplessità.
Franco Cordelli, storico collaboratore del Corriere della Sera, ha parlato di “una selezione interessante ma sbilanciata verso l’esperimento, che rischia di allontanare il grande pubblico”.
Al contrario, la scrittrice Claudia Durastanti ha commentato sui social: “È bello vedere un Premio Strega che non teme più la dissonanza, ma la accoglie come valore”.
Anche su forum letterari e community online come Anobii e Goodreads, i lettori si stanno confrontando: tra chi saluta l’arrivo di una nuova era e chi rimpiange la forza narrativa di romanzi più “tradizionali”.
Uno specchio fedele del nostro tempo
In definitiva, il Premio Strega 2025 si presenta come un momento di cesura e ripensamento. Il prestigioso riconoscimento letterario non è solo un evento culturale: è una lente attraverso cui leggere le tensioni e le energie della letteratura italiana contemporanea.
In un’epoca in cui l’editoria è chiamata a ridefinire il suo rapporto con i lettori, con il digitale, con le trasformazioni sociali ed ecologiche, la narrativa torna ad avere una funzione centrale: raccontare, indagare, sperimentare. E il Premio Strega, con questa dozzina così discussa sembra aver scelto di accogliere questa sfida.
Dentro la dozzina: titoli, storie, voci
La forza della selezione 2025 sta nella varietà dei registri narrativi e nella ricchezza dei temi trattati. Dai romanzi d’impianto più tradizionale alle forme ibride che incrociano memoir, filosofia e cronaca sociale, ogni opera candidata rappresenta una tessera importante del mosaico letterario italiano contemporaneo.
Valerio Aiolli – Portofino blues (Voland)
Ambientato nella Liguria di fine anni ’90, questo romanzo racconta la storia di una giovane generazione sospesa tra le illusioni del benessere e il disincanto della realtà. Aiolli costruisce un affresco intimista, attraversato da una malinconia quasi cinematografica. Un romanzo di formazione senza retorica, che ha colpito molti lettori per la sua autenticità emotiva.
Saba Anglana – La signora meraviglia (Sellerio Editore)
Una delle voci più originali di questa edizione. Anglana – attrice, cantante e autrice italo-somala – racconta la storia di una donna che attraversa secoli e culture, dalla Somalia coloniale fino alla periferia romana. Una narrazione che fonde mito e storia, oralità africana e introspezione europea. Una vera rivelazione.
Elvio Carrieri – Poveri a noi (Ventanas)
Un romanzo breve, tagliente, che mette a fuoco con precisione chirurgica la disuguaglianza sociale e il disagio urbano. Ambientato tra Milano e le sue periferie, il libro esplora la frattura tra centro e margine attraverso un narratore disilluso ma mai cinico. Molto apprezzato dalla critica indipendente, è uno dei “titoli minori” più discussi dell’anno.
Deborah Gambetta – Incompletezza. Una storia di Kurt Gödel (Ponte alle Grazie)
Questo testo ibrido è uno dei casi editoriali dell’anno. Gambetta racconta la vita di Gödel, genio della logica e dell’incompletezza, con uno stile al tempo stesso narrativo e filosofico. Il romanzo pone domande profonde sull’identità, il pensiero, la follia. Sta riscuotendo ampio interesse anche nel mondo accademico.
Wanda Marasco – Di spalle a questo mondo (Neri Pozza)
Lirico, stratificato, fortemente identitario. Il romanzo di Marasco è un’immersione nella Napoli ancestrale, magica e crudele, abitata da voci femminili forti, talvolta feroci. Il suo stile evocativo ha conquistato lettori e lettrici alla ricerca di una prosa densa e visionaria.
Renato Martinoni – Ricordi di suoni e di luci (Manni Editore)
Un testo profondamente poetico, tra memoir e romanzo. Racconta la storia vera (o romanzata?) di un poeta dimenticato e della sua follia creativa. Un’opera raffinata, rivolta a un pubblico colto ma accessibile, che riflette sull’arte e sulla fragilità mentale.
Paolo Nori – Chiudo la porta e urlo (Mondadori)
Provocatorio, autobiografico, doloroso. Nori porta sulla pagina la propria esperienza di lutto, angoscia e rabbia con una scrittura spezzata, sincopata, inconfondibile. Non è un libro per tutti, ma chi lo ama lo difende con ardore. Uno dei più divisivi della dozzina.
Elisabetta Rasy – Perduto è questo mare (Rizzoli)
Un romanzo storico con toni eleganti e riflessivi. Ambientato in una Napoli borbonica, il libro esplora i destini incrociati di due famiglie attraverso la lente della memoria e del paesaggio. Rasy è maestra nel dosare emozione e precisione.
Michele Ruol – Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa Edizioni)
Ecologia, perdita, ricostruzione. Il romanzo di Ruol è una delle sorprese dell’anno. Un testo che unisce l’impegno ambientale a una prosa poetica e visionaria. Molto amato dai lettori di nuova generazione.
Nadia Terranova – Quello che so di te (Guanda)
Con uno stile essenziale e potente, Terranova racconta una storia di separazione, distanza, riconciliazione. Il rapporto madre-figlia viene scandagliato con tocco lieve e profondo. Uno dei titoli con più consenso tra pubblico e critica.
Giorgio van Straten – La ribelle. Vita straordinaria di Nada Parri (Laterza)
Un romanzo-biografia che illumina una figura femminile dimenticata della Resistenza italiana. Storia e fiction si intrecciano con misura. Un’opera che valorizza la memoria civile e la riscoperta storica.
Premio Strega Europeo 2025: un continente che racconta
In parallelo, anche il Premio Strega Europeo 2025 ha annunciato la sua cinquina. Un riconoscimento ormai prestigioso, che valorizza la narrativa straniera tradotta in italiano. I finalisti:
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Jan Brokken – La scoperta dell’Olanda (Iperborea)
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Mircea Cărtărescu – Theodoros (Il Saggiatore)
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Terézia Mora – La metà della vita (Gramma/Feltrinelli)
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Paul Murray – Il giorno dell’ape (Einaudi)
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Iida Turpeinen – L’ultima sirena (Neri Pozza)
Una selezione all’altezza della varietà letteraria europea, con opere che affrontano la Storia, l’identità nazionale, il mito e l’inquietudine del contemporaneo. Il vincitore sarà proclamato il 18 maggio 2025 durante il Salone Internazionale del Libro di Torino.
Prossimi appuntamenti e attesa per la cinquina
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4 giugno 2025: proclamazione della cinquina finalista a Benevento.
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3 luglio 2025: serata conclusiva al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, trasmessa su Rai 3.
L’attesa cresce. La sfida sarà giocata sul filo dell’identità: quella letteraria degli autori, quella editoriale delle case, e quella, più ampia, di un Paese che attraverso la narrativa cerca ancora una forma per dirsi.
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