Un viaggio nella fotografia tipologica e nell’arte concettuale contemporanea
La Fondazione Prada di Milano ospita fino al [data da inserire] la mostra Typologien, uno degli appuntamenti espositivi più rilevanti della stagione per chi ama la fotografia d’autore, l’arte concettuale e i linguaggi visivi sistemici. Typologien è più di una mostra: è un percorso analitico e poetico insieme, un’immersione nel cuore della rappresentazione seriale, in un dialogo tra generazioni di artisti che hanno trasformato il modo in cui guardiamo, classifichiamo e pensiamo le immagini.
La mostra Typologien alla Fondazione Prada raccoglie opere di alcuni dei più influenti artisti contemporanei tedeschi ed europei: Bernd e Hilla Becher, Andreas Gursky, Candida Höfer, Thomas Ruff, Isa Genzken, Rosemarie Trockel, Wolfgang Tillmans, Gerhard Richter e il fotografo storico August Sander. Le loro opere raccontano un secolo di sperimentazione fotografica e artistica, sempre nel segno della sistematicità, della ripetizione e dell’osservazione analitica della realtà.
La fotografia tipologica è un genere fotografico che si concentra sulla documentazione sistematica e comparativa di soggetti appartenenti a una stessa categoria, presentandoli in serie omogenee per evidenziarne le somiglianze e le differenze. Si tratta di un approccio analitico e classificatorio che prende ispirazione dai metodi scientifici e documentaristici, spesso con un’estetica rigorosa, neutra e ripetitiva.
La curatela di Typologien: uno sguardo critico sul linguaggio delle immagini
Curata da Udo Kittelmann e Florian Ebner, con il supporto del team espositivo della Fondazione Prada, Typologien si distingue per un allestimento studiato nei minimi dettagli, che mette in relazione formale e concettuale i lavori dei diversi artisti. L’obiettivo non è soltanto mostrare opere importanti, ma costruire un percorso critico attorno all’idea di “tipologia” come strumento visivo e conoscitivo.
Kittelmann, già direttore del Museum für Moderne Kunst di Francoforte e della Nationalgalerie di Berlino, ha più volte lavorato sul concetto di archiviazione e sistematizzazione nella fotografia contemporanea. Florian Ebner, attuale curatore capo del dipartimento di fotografia del Centre Pompidou di Parigi, è uno dei massimi esperti europei della Scuola di Düsseldorf.
La loro impostazione curatoriale evita la semplice cronologia, preferendo una narrazione tematica e relazionale. Le serie fotografiche dialogano con le installazioni, la scultura incontra la pittura, l’archivio si trasforma in esperienza sensoriale. Il pubblico è invitato non solo a osservare, ma a interrogare le immagini, a confrontarle, a perdersi tra variazioni minime e strutture ripetute.
Bernd e Hilla Becher: la grammatica visiva della fotografia industriale
Al centro della mostra troviamo il lavoro fondamentale di Bernd e Hilla Becher, considerati i pionieri della fotografia tipologica. Le loro fotografie di strutture industriali – torri dell’acqua, silos, centrali elettriche – scattate con rigore documentario e stampate in serie, hanno segnato profondamente l’estetica fotografica contemporanea.
La loro opera, sviluppata dagli anni Sessanta in poi, costituisce un atlante visivo dell’archeologia industriale europea. Ma dietro l’apparente oggettività, si cela una profonda riflessione sul tempo, sulla funzione e sull’identità dei luoghi. Le loro serie in mostra alla Fondazione Prada rappresentano una lezione magistrale sul potere dell’osservazione sistemica.
Andreas Gursky: la scala dell’eccesso
Andreas Gursky, tra gli artisti più quotati della fotografia contemporanea, porta la lezione dei Becher su una scala globale. Le sue immagini monumentali, spesso costruite digitalmente a partire da decine di scatti, rappresentano supermercati, mercati finanziari, paesaggi industriali e naturali, tutti visti da una prospettiva “aerea”, impersonale, iper-dettagliata.
In mostra a Milano, Gursky propone un viaggio nel mondo come sistema, dove ogni soggetto – umano o architettonico – diventa pattern, modulo, dato. La fotografia tipologica si trasforma così in una forma di cosmologia visiva contemporanea.
Candida Höfer: architetture del silenzio
Le immagini di Candida Höfer, anch’essa allieva della Scuola di Düsseldorf, esplorano interni pubblici come biblioteche, musei, teatri. I suoi scatti, sempre perfettamente simmetrici e privi di presenze umane, raccontano spazi costruiti per contenere memoria, cultura, sapere.
In Typologien, le sue fotografie dialogano con le architetture vuote dei Becher, ma con una sensibilità cromatica e narrativa più introspettiva. Le sue opere incarnano la tipologia come forma di contemplazione del tempo e della funzione.
Thomas Ruff: tipologie del volto, dell’immagine, del dato
Thomas Ruff ha rivoluzionato l’idea stessa di ritratto fotografico. Le sue serie Porträts, esposte in mostra, mostrano volti neutri, privi di espressività, fotografati frontalmente in stile “passaporto”. Non c’è narrazione, ma solo presenza formale. Il volto umano si fa superficie, pattern, archivio.
Ruff lavora anche con immagini astronomiche, pornografia censurata, rendering digitali. La sua opera ci parla di un’epoca in cui ogni immagine è dato, e ogni visione è potenzialmente manipolata.
Isa Genzken e Rosemarie Trockel: la tipologia decostruita
Il percorso si arricchisce delle installazioni di Isa Genzken, che frammenta e reinterpreta le strutture architettoniche in opere che dialogano con il ready-made, il minimalismo e la cultura urbana. Le sue opere presenti in mostra sovvertono l’ordine tipologico: mostrano ciò che resta, ciò che si rompe, ciò che devia.
Rosemarie Trockel, invece, lavora sul pattern e la serialità attraverso tessuti, griglie e oggetti in ceramica. Il suo approccio femminile e concettuale decostruisce la logica del catalogo e apre a letture ambigue, ironiche, critiche.
August Sander e Gerhard Richter: archetipi e ambiguità della visione
August Sander è il grande antecedente teorico della mostra. Le sue serie Menschen des 20. Jahrhunderts (Persone del XX secolo) rappresentano una tipologia sociale tedesca tra le due guerre. Ogni ritratto è classificato: il contadino, l’operaio, il borghese, l’intellettuale. Ma dietro l’ordine, si nasconde il trauma storico di un’epoca in bilico.
Accanto a lui, Gerhard Richter, il maestro della pittura fotografica, mostra come ogni immagine – anche la più precisa – sia sempre soggetta a sfocature, dubbi, reinterpretazioni. La sua presenza in mostra ricorda che ogni sistema visivo è anche fragile, instabile, aperto all’ambiguità.
Wolfgang Tillmans: la tipologia del vissuto
Wolfgang Tillmans porta nella mostra uno sguardo profondamente personale. Le sue fotografie – spesso stampate su carta comune, appese senza cornice – mostrano corpi, oggetti, eventi quotidiani, momenti politici. La tipologia qui si fa vissuto, affetto, traccia. La sua opera ci dice che anche il caos può essere una forma di catalogo, e che ogni archivio è anche una storia d’amore con il mondo.
Typologien: una mostra imperdibile a Milano
La mostra Typologien alla Fondazione Prada di Milano è uno degli eventi culturali più significativi del 2025. Si rivolge a un pubblico ampio: fotografi, storici dell’arte, studenti, appassionati di arte contemporanea e chiunque voglia immergersi in un’esperienza visiva fuori dall’ordinario.
Ogni opera è un tassello di un discorso più grande, ogni serie fotografica un atlante da interpretare. L’allestimento essenziale e rigoroso esalta la forza delle immagini, invitando il pubblico a un’esplorazione attenta, lenta, profonda.
Informazioni pratiche sulla mostra Typologien
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Luogo: Fondazione Prada, Milano – Largo Isarco 2
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Biglietti: acquistabili online sul sito ufficiale fondazioneprada.org
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Curatela: Udo Kittelmann e Florian Ebner
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Catalogo: disponibile presso il bookshop con saggi critici e immagini in alta risoluzione
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Accessibilità: mostra accessibile anche a visitatori con disabilità
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Trasporti: facilmente raggiungibile con metro M3 (fermata Lodi T.I.B.B.) o tram 24
Typologien tra riflessione e meditazione
Visitare la mostra Typologien alla Fondazione Prada significa confrontarsi con alcune delle domande più urgenti della nostra epoca visiva: come vediamo? Cosa scegliamo di registrare, ripetere, archiviare? E cosa ci dicono queste immagini su di noi?
In un mondo invaso da immagini veloci, questa mostra propone una pausa. Un tempo lento, riflessivo, quasi meditativo. Dove la forma diventa contenuto, e la serialità diventa poesia.
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